Quando immaginiamo un sipario che cala sulla scena, siamo consapevoli che uno spettacolo qual si voglia è terminato. Se riporto questa immagine nella vita di un individuo, si può pensare che quella persona probabilmente sia morta.

Detto ciò vorrei invece spostare l’attenzione su qualcosa che nella vita di tanti, il sipario non cala mai. Parliamo di “Ruoli e Drammi”.

Posso affermare serenamente che ogni essere umano è inconsapevolmente chiamato ad interpretare un ruolo a partire dalla sua famiglia di origine. Questo ruolo per essere mantenuto prevede la partecipazione a un dramma esistenziale condiviso, con gli altri membri della propria “storia personale” o narrazione.

Quando siamo piccoli e la nostra mente come una spugna, assorbe i concetti, i modelli del proprio ambiente, elabora una scala di valori, determinando così molta parte della personalità. L’io che si sta formando, ha la necessità di aderire fortemente ai quei principi predominanti necessari allo sviluppo del senso di appartenenza.

Questo potrei paragonarlo ad un copione di una commedia teatrale. Ognuno all’interno della sua famiglia, inconsapevolmente entra nella parte, un “Ruolo”, che reciterà prima nello spazio a se più vicino (mamma, papà, fratelli ecc.) e poi in seconda istanza, in quello formativo (scuola, lavoro, relazione affettiva, ecc).

Come in una commedia quindi, ognuno ha il suo posto. Un ruolo che ognuno tiene stretto a se in quanto grazie ad esso riesce ad ottenere ciò che crede sia necessario per continuare a far parte della commedia.

Ad esempio se il primo figlio maschio ha imparato che per sentirsi amato deve occuparsi dei suoi fratelli aiutando così la madre e anche se ciò grava sulla sua capacità di sviluppare autonomia e libertà in quanto non è suo compito, cercherà con sofferenza, di tenersi stretto quel ruolo di primogenito responsabile.

Proprio come un copione

Il problema è che un attore che sa di esserlo, sa bene quando la storia è finita e quindi sa bene quando uscire dalla parte. Ma quando ognuno di noi si identifica con la propria storia personale (insieme di valori e credenze), non riesce a rendersi conto che sta recitando una parte.

Ecco che il sipario sulla nostra scena non calerà mai. Perché se dovesse calare all’improvviso, per molti sarebbe come morire! Quando mi sono interessato di “Costellazioni familiari”, ho capito che avevo la necessità di rivedere profondamente i ruoli che avevo non scelto nella mia vita e trovare in essi la chiave per liberarmi dai sensi di colpa.

La cosa buffa è che in ogni giorno della nostra vita è possibile decidere di far calare quel sipario. Sicuramente occorre un serio lavoro su di se e magari chiedere aiuto a qualcuno che sia in grado di tirarti fuori dai tuoi drammi che non vedi. Ma praticamente come si fa? Basta essere un attento osservatore perché ogni volta che ti senti arrabbiato, frustrato, solo, triste, spaventato, a disagio, sofferente è proprio in quel momento che puoi farti la domanda: Cosa sta succedendo adesso nella mia vita? Perché mi fa sentire in questo modo?

Questo perché, ti posso assicurare, quello che ti sta accadendo ha a che fare con il tuo passato, con le tue ferite e con tutte le volte che attraverso i tuoi drammi, non sei riuscito a strappare quel po’ di amore che chiedevi così indirettamente.

Fai così, come se dovessi fare un copia e incolla! Prendi il tuo presente e vedi come a livello di emozioni, significati, impressioni e situazioni, combacia con la tua storia passata!

Improvvisare

C’è una parte di noi luminosa e consapevole che desidera la nostra libertà. Vuole che ognuno di noi si riappropri del talento e della bellezza che porta con se e che le riversi nel mondo in modo creativo e amorevole.

Ecco perché a volte la Vita sembra accanirsi con noi. Sta semplicemente cercando di attirare l’attenzione su quella parte di te che si ostina a volere le cose in un determinato modo.

Perché quella parte non fa altro che essere fedele ad un copione e non sa che basterebbe chiudere quelle pagine per risvegliarsi alla realtà. Questo comporta ciò che in recitazione viene definita “Improvvisazione”!

Non hai un filone da seguire, non devi recitare ma esprimere con la tua originalità, la tua essenza e la tua presenza. Non sarai più un effetto del tuo ambiente ma sarai tu la causa delle cose che ti accadono.

Uscire dal proprio ruolo vuol dire soprattutto affrontare i propri sensi di colpa e il dolore che da essi deriva.

Perché quando scoprirai che è solo un ruolo quello che stai recitando, e di conseguenza smetterai di ricoprirlo, ti sentirai come di tradire un senso di profonda appartenenza alla “Compagnia”, uso questo termine per rimanere in tema.

E solo andando avanti senza girarti indietro attraversando quel dolore momentaneo, che ti sentirai di appartenere a te e a te soltanto!